Questa barca è partita dalla spiaggia di Sfax in Tunisia ed è arrivata a Lampedusa il 30 settembre 2017. E' stata intercettata nei pressi di Cala Madonna e recuperata con un'azione di soccorso e salvataggio dalla motovedetta dei Carabinieri 808 Petracca del Maresciallo Domenico Mancuso.
La barca aveva a bordo 61 persone: 2 donne e 59 uomini, di questi 5 erano minori non accompagnati sotto i 17 anni. Tutti di origine tunisina. Sono arrivati al Porto Favarolo di Lampedusa alle 19.30 in condizione di mare grosso. Dopo i primi soccorsi sono stati trasferiti all'Hot Spot dell'isola.
Parlo di questa barca di legno perché a marzo 2020 arriverà a Torino e sarà collocata nella sede di Mamre in Piazzale Croce Rossa 185. Questa idea nasce dal desiderio di Mamre, ma in modo particolare da quattro persone che hanno sostenuto le difficoltà economiche, burocratiche, tecniche e atteso i lunghi permessi, di cui gli ultimi devono ancora arrivare. La barca fortemente voluta da Francesca Vallarino Gancia, suor Giuliana Galli, Silvia Sciandra e Ferruccio Frigerio con sua moglie Maria Piera, attraverserà l'Italia partendo da Lampedusa su un mezzo eccezionale per arrivare ai piedi delle Alpi.
L'idea di portare una barca dei rifugiati nella sede di Mamre parte da lontano. Per quanto mi riguarda, inizia a prendere forma nel 2017, coincidenza di arrivo del barcone (settembre 2017) e anno in cui sono stata sulla nave di salvataggio Aquarius come psicologa e testimone attiva dei racconti ascoltati dalle persone salvate.
Racconti che sono diventati testimonianza viva, non solo dati ma incarnazione e presa di coscienza della storia dell'altro, un valore aggiunto alla persona che la rende presente nel qui ed ora del racconto e nella possibilità di farci comprendere che la Storia si può ripetere, perché prima di oggi è già accaduto.
Il barcone che, attraversando l'Italia, arriverà a Mamre porta in sè un valore simbolico molto profondo ed è legno vivo perché carico delle vite e delle storie delle persone che sono state salvate, delle loro aspettative, paure, sofferenze, perdite, ma soprattutto speranze di ciascuna persona che ce l'ha fatta ad arrivare.
E' anche carico di memoria, la memoria della nostra storia degli ultimi anni e delle atrocità che abbiamo commesso nell'alzare muri e chiudere porti, e tutto questo ha portato centinaia (migliaia) di morti nell'indifferenza del nostro mondo globalizzato dove liberamente girano armi, soldi, droga e schiavi. Ma anche se sbarriamo loro il passaggio in terra o in mare, i popoli in fuga riusciranno sempre a sfondare muri, scalare montagne e attraversare il mare con una barca di legno.Sono capaci di lasciarsi dietro il passato per cominciare un'altra vita, anche a rischio di morire, ma sempre con la speranza di arrivare.
Alla barca, arrivata senza nome, è stato dato il nome SPERANZA in memoria di chi ce l'ha fatta e di chi è morto di speranza.
Quando la barca arriverà a Mamre saremmo in tanti ad aspettarla, benvenuta SPERANZA!
Francesca Vallarino Gancia