Storie

Le testimonianze di vita

Non sapevamo tutta la verita’,
in Libia odiano i neri

 

Data: Il 5 maggio 2017 il SAR Team di SOS Méditerranée ha effettuato un salvataggio in acque internazionali di 748 persone.

Luogo: MV Aquarius

Testimonianza: Donna della Nigeria, 26 anni, chiede che non venga fatto il suo nome e non venga pubblicata la sua foto.

E’ una donna bella, con un bambino in braccio di tre mesi che sta allattando mentre mi racconta alcune vicende della sua vita.
Ha due bambini di otto e quattro anni che ha lasciato nel suo paese con sua madre, ha deciso di non portarli con sé perché sapeva che la Libia era un paese troppo pericoloso, ma sapeva anche di andare di andare in un paese ricco dove trovava facilmente lavoro.

Racconta che la sua vita in Nigeria era veramente difficile, lei stava in un villaggio con la sua famiglia, la mamma e i suoi quattro fratelli, suo papà è morto. Sua madre ha sofferto molto perché non poteva dar nulla da mangiare ai cinque figli, lei è la più piccola.
Non avevano nulla, nemmeno la casa e vivevano per strada con pochissimo cibo e acqua, se si ammalavano non potevano essere curati, se non si hanno soldi nessuno ti cura in ospedale. Sua madre continuava a piangere per questo, ha sofferto moltissimo.

Terminata la scuola a Kaduna, nel nord del Paese, è ritornata al suo villaggio per fare qualche piccolo business per aiutare la sua famiglia. Si è sposata a vent’anni con un uomo di trentadue anni, ha deciso per lei sua madre.
La vita ha continuato ad essere molto faticosa, erano poverissimi e così hanno deciso di andare in Libia.

Sono partiti da Agadez nel 2016, la traversata nel deserto è durata un mese. Dice: “oh no no, I can’t tell you how was difficult, no food, no water, they was pushing us, they stolen every things, they bit very hard if we don’t have a money they bit everybody. I saw this people to sell a nigerian girls for madama. Was so tough!

Mi dice “Ma non sapevamo tutta la verità che in Libia odiano i neri, non li vogliono e molte volte gli sparano. Mio marito è stato ucciso dagli uomini libici”.

Mi racconta che a Tripoli suo marito lavorava come operaio per un’impresa che costruisce case, lei non lavorava perché era in gravidanze e poi è nato il bambino, però vendeva cherosene nelle bottiglie di plastica lungo la strada, ma non è mai stata pagata.
Era pericoloso stare fuori casa, c’erano sempre uomini che sparavano, le persone venivano uccise senza sapere perché, l’unica cosa che capisce è che odiano i neri e che cercano soldi dappertutto.
Mi racconta che una volta aveva con sé il bambino in braccio e gli uomini libici l’hanno fermata dicendole di darle il bambino, lei l’ha stretto forte a sè ed ha iniziato a correre veloce, è riuscita a fuggire.

Il 20 aprile di quest’anno hanno sparato e ucciso suo marito per strada insieme ad altre persone, c’erano anche molte donne. Lei è scappata e correva, piangeva e pregava ed è stata aiutata da degli uomini nigeriani che hanno preso lei e il suo bambino e l’hanno portata con loro alla partenza delle barche per l’Europa. Ha pagato 1.500 Dinar per il viaggio.
Racconta che è stata portata in una grande casa dove c’erano migliaia di persone, una sopra l’altra, non era facile stare lì, erano tutti armati, hanno picchiato lei e suo figlio, poi ci sono stati degli uomini che l’hanno vista sola e l’hanno aiutata.

Non si ricorda il nome del luogo in cui sono partiti in mare, era venerdì notte e c’erano 120 persone sul gommone bianco, ha visto solo gli uomini che lo spingevano in acqua e poi correvano via. Lei era seduta in basso, erano uno sopra l’altro, qualcuno era seduto sulla sua testa, molti vomitavano e anche lei, nonostante il mare fosse calmo. Suo figlio piangeva insieme a tutti gli altri. Ho pregato Dio di arrivare viva con mio figlio.

Le chiedo cosa sogna nel suo futuro, mi dice che vuole lavorare e mandare suo figlio a scuola come ha fatto con gli altri. Ma poi le vengono le lacrime agli occhi fino a diventare pianto, mi dice che piange ogni giorno per suo marito e che ha paura di andare in un posto che non conosce senza di lui.
Il nome del bambino è stato dato da chi li ha aiutati a scappare: Success. E’ stato Dio a darmi questo bambino, lui mi ha salvata.

 

 

Autrice: Francesca Vallarino Gancia – Testimony Collector

Foto: Foto 1 - Francesca Vallarino Gancia/SOS MEDITERRANEE

Editing: Natalia Lupi

 

 

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